
Fare moda in maniera sostenibile si può. Ed anzi, verrebbe da dire “si deve”, soprattutto in questo momento di grandi rivoluzioni climatiche accompagnate da una crisi energetica che fa impennare i costi di produzione.
A portare l’attenzione sul tema è l’Associazione Moda etica e sostenibile, ente di recente fondazione che certifica brand eco-sostenibili italiani ed internazionali.
L’associazione ha fondato anche la Sustainable Fashion Community, che mette in comunicazione chi desidera condividere il percorso verso un lifestyle sostenibile.
Ma che vuol dire fare moda in maniera etica e sostenibile? CUOREECONOMICO ne parla con la presidente Kristiana Venturini: “L’approccio sostenibile - spiega - riguarda le scelte che hanno un impatto positivo a livello ambientale, sociale e finanziario, in altre parole si può dire che sono in linea con le 3P: Pianeta, Persone e Prosperità. In passato, l’obiettivo che un’azienda si poneva nel proporre un prodotto era soddisfare un bisogno.
Al giorno d’oggi, invece, è necessario comunicare in modo chiaro i propri valori e scegliere gli obiettivi ambientali e sociali dalla lista dei SDG: Sustainable Development Goals.
La prima puntata del nostro podcast, prevista per ottobre, sarà dedicata proprio alla presentazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile”.
La moda di seconda mano: una nuova sfida
Intanto, da qualche tempo, grazie anche ad alcune app (ma non solo), è esploso il settore dei vestiti di seconda mano, anche per i brand prestigiosi: “Sono convinta - dice - che è uno dei migliori modi per prolungare il ciclo di vita del prodotto. Chi decide di integrare lifestyle sostenibile con scelte di shopping consapevole può considerare con vantaggio i prodotti Vintage.
È una soluzione perfetta anche per chi dispone di tanti vestiti che non usa più: rivenderli è sicuramente più sostenibile che buttarli o tenerli nell’armadio”.
Contrastare crisi energetica con nuove sfide
Una sfida, quella della moda etica, che può rappresentare una risposta anche alla crisi energetica che fa impennare i costi: “La crisi energetica - dice Kristina Venturini - può causare l’aumento del prezzo del prodotto finale ma, prima di tutto, può creare difficoltà alle PMI ed ai terzisti, i soggetti più vulnerabili del mercato.
Se questi non fanno parte di una supply chain sostenibile, può succedere che vengano abbandonati e sostituiti con i fornitori più competitivi.
Si tratta di un circolo vizioso che deve essere interrotto. La nostra Associazione aiuta a supportare le Supply Chain nel loro processo di aggiornamento, perché diventino sostenibili e idonee a collaborare con le aziende del lusso
. A breve lanceremo, all’interno del nostro sito web, un’area dedicata che...
L'articolo completo sul sito di CUORE ECONOMICO QUI